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Questo è il mio studio, dove ricevo su appuntamento.

Puoi contattarmi anche su skype all'indirizzo simona.novi2

Qui di seguito, attraverso video e testi, e, in generale, attraverso il contenuto del mio sito, fornisco informazioni sul mio modo di lavorare.
Nel mio lavoro ritengo efficace essere affiancata da specialisti in vari settori, perché la psicoterapia "curi" la persona nella sua interezza, mente e corpo: benessere psico-fisico.

Psicologia e Psicoterapia

Che cosa è la psicoterapia? Chi è lo psicoterapeuta?

Esiste un indirizzo psicoterapeutico più efficace di un altro?

Strumenti e tecniche: il genogramma

Strumenti e tecniche: la scultura

Approccio sistemico individuale

Formazione in Psicologia

Come si disinstalla l'ansia 

ansia disinstallarePERCHE' LA SCELTA DI QUESTA IMMAGINE:
Come si disinstalla l’ansia?
L’ansia è una paura senza oggetto
, il sintomo (tachicardia, tremore, sudorazione, vertigini, dispnea, nausea, vomito) rappresenta soltanto la punta dell’iceberg.
L’amigdala che è la nostra sentinella psicologica e detiene tutto il nostro archivio emozionale, individua un elemento di pericolo e attraverso i collegamenti col sistema nervoso simpatico attiva una serie di risposte a livello fisiologico che contribuiscono al mantenimento dello stato di allarme.
Attraverso un adeguato percorso di psicoterapia, è possibile comprendere le radici di tale sintomatologia che rappresenta l’espressione sul corpo di un conflitto interiore, di un malessere, che, per esser risolto, necessita di essere attenzionato, non negato e opportunamente indagato. 
(Convegno del 20 giugno 2018, Ospedale di Eboli: "Le urgenze in continuità assistenziale: ansia e panico: istruzioni per l'uso")

Normalità e patologia

normale patologicoNORMALITA' E PATOLOGIA
Qual è il limite
Engel
G.L. nel 1977 ha teorizzato il modello bio-psico-sociale della salute, dove essa non viene solo concepita come assenza di malattia, ma anche come stato di benessere fisico, psicologico e sociale. Ciò significa voler individuare nel paziente non soltanto le aree patologiche ma anche le risorse di cui dispone e, per effetto dell’arte maieutica, aiutarlo e “tirarle fuori”, a utilizzarle e a riscoprirsi un “good cooper”. Non esiste una netta linea di demarcazione tra normalità e patologia, ciò significa che anche in un soggetto che presenta delle problematiche sarà possibile riscontrare delle aree sane, con le quali allearsi per la costruzione dell’alleanza terapeutica.
(Convegno del 16 maggio 2018, Eboli: "Ansia e Panico: istruzioni per l'uso")

Bibliografia
ENGEL G.L., The need for a new medical model: a challenge for biomedicine. Science 1977 Apr 8;196(4286):129-136.

Depressione e dintorni

 

IL DISTURBO DEPRESSIVO SECONDO LE DIVERSE PROSPETTIVE DI INTERVENTO PSICOTERAPEUTICO
Quanto incide lo stile di attaccamento nella strutturazione di un disturbo depressivo?

relazioni di attaccamento

H.F. Harlow - Esperimento condotto sui cuccioli di scimmia (1965) - Le relazioni di attaccamento
I cuccioli tra i due dispositivi preferivano quello che non erogava cibo, ma che era fonte di calore, di sicurezza.
Sceglievano l'altro solo quando, dopo diverse ore, cominciavano ad avere fame. Poi ritornavano sempre da quello coperto dal panno morbido.
Questo esperimento mostra quanto siano importanti i bisogni sociali, forse anche al di sopra di quelli biologici.

donna incinta depressa

GLI SPECIFICATORI DEI DISTURBI DEPRESSIVI
Non esiste un solo tipo di depressione, si parla oggi di episodio depressivo singolo, ricorrente e persistente.
Tra gli specificatori per i disturbi depressivi troviamo il Disturbo depressivo con esordio nel peripartum: è stato riscontrato che si può manifestare anche durante la gravidanza, oltre che nelle 4 settimane successive al parto. Circa il 3/6% delle donne gravide viene colpita da questo disturbo. Interessa in prevalenza le donne primipare o le donne con precedente episodio depressivo o disturbo bipolare, specie se di tipo I.
• Come si presenta: si può presentare in associazione a sintomi psicotici, caratterizzati da allucinazioni o da deliri di possessione demoniaca, ma si può verificare anche senza sintomi psicotici.
Le cause: i cambiamenti ormonali ma anche di ruolo, con le conseguenti richieste ambientali che ne derivano. L’assenza di reti familiari di supporto rappresenta un indice prognostico negativo.
Cosa fare: l’intervento psicoterapico da associare a quello farmacologico sarà mirato proprio a rinsaldare la rete di supporto e sostegno familiare per potenziare le certezze e i punti di riferimento, ridefinire i ruoli e riequilibrare le proprie risorse psicologiche rispetto alle nuove richieste ambientali.
(Convegno del 29 maggio 2019, Eboli: "Depressione e dintorni")

Meccanismi di difesa

 

I meccanismi di difesa sono stati concettualizzati all’interno della teoria psicoanalitica, ad opera inizialmente di Sigmund Freud. Essi rappresentano un modo, per lo più inconscio, automatico e involontario per “proteggersi” da vissuti o pulsioni troppo intense, che non si è in grado di fronteggiare direttamente.


Alcuni esempi:

• Rimozione: è uno dei meccanismi di difesa più arcaici, consente la cancellazione di una esperienza che il soggetto ha vissuto come angosciante o traumatica; quella stessa esperienza troverà però altri modi per ri-emergere che possono rivelarsi deleteri per l’individuo e le persone che lo circondano.

Proiezione: legata a schemi educativi rigidi, dove l’aggressività viene concepita come non esplicitabile a livello libero e quindi viene “addebitata” all’altro, ma in realtà a livello profondo appartiene al soggetto stesso, che però non è capace di accettarla.

• Spostamento: l’esempio tipico è quello della lite col capo, dove, dal momento che quell’aggressività non può essere esplicitata verso il proprio superiore, viene rivolta ad un altro soggetto come la moglie oppure il proprio figlio; oppure quando un’esperienza, un vissuto è troppo carico, quell’affetto verrà “deviato” su qualcos’altro di più accettabile per l’individuo: es. questa lezione sulla depressione mi indurrebbe a riflettere sul mio stato psichico, per cui “sposto” sul chiacchierare fine a se stesso.

• Regressione: meccanismo che può instaurarsi anche nelle normali esperienze di vita quotidiana, alla ricerca di un ritorno ad un momento di gratificazione precedente; la sua messa in atto si reifica con l’assunzione di condotte regressive quindi inadeguate rispetto alla fase del ciclo di vita che si sta attraversando in un dato momento. Si può verificare, in maniera episodica, oppure può essere un meccanismo permanente.

E poi, la vita chi te la salva?

convegno: aggressione nei confronti degli operatori sanitari

Convegno, Vallo della Lucania - 25 novembre 2019

Il ciclo dell'aggressione

Si parte da una situazione di base sulla quale si innesta un evento trigger che procura rabbia.
Dalla semplice irritazione si passa alla rabbia, alla collera e poi alla violenza

Strategie «DE-ESCALATION»
La de-escalation consiste in interventi di desensibilizzazione progressivamente volti a ridurre e contenere lo sviluppo naturale del ciclo dell’aggressività, rendendo possibile il dialogo.
Si utilizzano tecniche di comunicazione atte a modulare gli stimoli positivi e quelli avversativi.

COSA ACCADE? ... ... ... COSA POSSO FARE?
1. Fase del trigger (del fattore scatenante)

scostamento dal baseline psico-emotivo della condizione ordinaria.
Comportamenti verbali e espressivi (mimici e comportamentali) rendono percepibile l’avvio del processo

1. Riconoscere e rimuovere il trigger
isolare la persona in ambiente neutro, con più bassi stimoli
2. Fase della escalation
fase di passaggio da una di base ad una di maggiore eccitazione….
2. Utilizzo del cosiddetto talk down
• comunicazione diretta (uso del nome)
• frasi brevi, termini semplici
• atteggiamento non giudicante o contro-aggressivo, volto a trasmettere disponibilità a collaborare per la soluzione dei problemi, tramite il riconoscimento delle richieste
• trasformazione progressiva dei contenuti di violenza e minaccia in espressioni dialettiche
3. Fase critica-acting out
punto culmine dell’eccitamento. Aggressione vera e propria
3. L’intervento deve focalizzarsi su
sicurezza e gestione in acuto dell’aggressione
4. Fase del recupero-recover
graduale ritorno alla linea basale psico-emotiva.
Fase delicata, poiché il soggetto è recettivo per eventuali nuovi trigger
4. Non attuare interventi intempestivi
volti a elaborare l’evento, potrebbero innescare una nuova crisi.
Monitoraggio attivo ma distante, senza nuovi stimoli, inopportuni.
5. Fase della depressione post-critica
compaiono emozioni negative legate a sensi di colpa, rimorso o vergogna..
5. Intervento di elaborazione dell’evento
confronto con la vittima. Discussione dell’evento in staff

Counseling motivazionale

 

IL COUNSELING NUTRIZIONALE NEGLI AMBULATORI DI DIETETICA PREVENTIVA
Corso di formazione - aslnapoli2nord - 13 settembre 2022

 

 

"Le persone si lasciano convincere più facilmente
dalle ragioni che esse stesse hanno scoperto
piuttosto che da quelle scaturite dalla mente di altri… "

Blaise Pascal

 

 

Il counseling motivazionale è una modalità di counseling centrato sulla persona, collaborativo, orientato all’obiettivo, con una particolare attenzione al linguaggio del cambiamento.
Non consiste in una tecnica per convincere il paziente, non è il consiglio che l’esperto dà all’inesperto, corrisponde invece in un’alleanza a fini terapeutici tra cliente e operatore che, attraverso l’ascolto attivo e l’adozione di uno stile empatico, non giudicante e riflessivo, serve ad esplicitare le richieste, verificare le possibilità e le risorse per il cambiamento. Pertanto, fornisce sostegno in un cammino, che può rivelarsi lungo e difficile.
Il counseling motivazionale non corrisponde ad una tecnica ma ad un modo di essere in relazione, un atteggiamento, un abito, uno stile di relazione.

Le tecniche di base del counseling motivazionale breve
L’operatore dovrà: 1) esprimere empatia 2) utilizzare la frattura interiore 3) sostenere l’autoefficacia.

   1) Esprimere empatia

Rogers definisce l’empatia come: la capacità di sentire il mondo più intimo dei valori personali del suo cliente come se fosse proprio, senza mai perdere la qualità del “come se”. Ciò significa, ad esempio, essere in grado di sentire lo stato d’animo del paziente, come se fosse proprio, mantenendo, al contempo, il confine tra sé e l’altro, senza annullare la distanza, senza che questi momenti del paziente si confondano coi propri.
Una delle strategie che si utilizza, al fine della costruzione di un clima empatico col paziente, è l’ascolto attivo.
“Per ascoltare veramente è necessario sospendere i vostri programmi, dimenticarsi di ciò che potreste dire dopo e concentrarsi nell’essere un veicolo ricettivo per l’altra persona. Ascoltare genuinamente significa mettere da parte ricordi, desideri e giudizi, e, almeno per qualche momento, esistere in funzione dell’altro”.
Come si evince da queste parole, mettersi in una condizione di ascolto vuol dire rivolgere il proprio interesse verso il paziente, evitando qualsiasi fonte di distrazione e favorendo un clima di reciproca fiducia. Ascoltare vuol dire essere presenti, cogliere soprattutto il non detto, ovvero quella parte della comunicazione che il paziente omette di dire, accogliere la sofferenza, essere scevro da pregiudizi, evitando ogni interpretazione gratuita e soggettiva.
L’ascolto attivo aiuta sia i professionisti che i pazienti a concentrarsi sul punto di vista dell'altro. Esso può essere innescato attivando canali comunicativi bidirezionali che facilitano flussi di scambio di informazioni utili e processi partecipativi. È ampiamente basato sull’empatia e sull’accettazione del punto di vista dell’altro, in modo da creare una relazione positiva e non un approccio giudicante, dove ogni forma di giudizio, relativo al contenuto di quanto il paziente va dicendo, sarà sospeso.

Psicologia in pillole

la relatà

In psicologia non conta ciò che le cose sono (realtà di primo ordine: bicchiere), ma ciò che rappresentano per il soggetto, ossia le opinioni che si costruiscono su quelle cose (realtà di secondo ordine: è mezzo pieno o mezzo vuoto?).
In psicoterapia si lavora sulla realtà di secondo ordine, provando a ristrutturarla.
lo sguardo terapeutico
Lo sguardo terapeutico va alla caccia di risorse
e prova a debellare vincoli,
consapevole che esiste un tempo interno, personale,
che segue un ritmo diverso da quello esterno.
il cambiamento
Esistono degli ostacoli al cambiamento:
la difficoltà ad accettarlo.
E' come se il paziente dicesse
"aiutami a cambiare senza cambiare".
la ricerca
Ritrova il tuo bimbo interiore
genitore di te stesso
"I tuoi figli non sono figli tuoi. Sono i figli e le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo ma non li crei. Sono vicini a te, ma non sono una cosa tua. Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee. Perché loro hanno le proprie idee. Tu puoi dare dimora al loro corpo, ma non alla loro anima. Perché la loro anima abita nella casa dell'avvenire, dove a te non è dato di entrare, neppure col sogno. Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere che essi somiglino a te. Perché la vita non ritorna indietro, e non si ferma a ieri. Tu sei l'arco che lancia i figli verso il domani". - Khalil Gibran

Alla fine del tuo percorso arriverai a comprendere quanto sia arricchente e rivoluzionario diventare il genitore di te stesso

la sofferenza
"Le opere, come nei pozzi artesiani, salgono tanto più alte quanto più a fondo la sofferenza ha scavato il cuore".  - Marcel Proust

ascolta il tuo cuore
"Lascia parlare il tuo cuore, interroga i volti, non ascoltare le lingue". - Umberto Eco
occhi
"Gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede". - Eugenio Montale

kintsugi
Sono tante le immagini che utilizzo come metafore per fornire delle spiegazioni chiare ai pazienti di cosa significhi essere resilienti...
Ebbene, questa immagine è presa a prestito dalle culture orientali, dove, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l'oro, perché si è convinti che un vaso rotto possa essere impreziosito dalla polvere d'oro con la quale se ne  incollano i frammenti . Questa rottura rende il vaso, irrimediabilmente diverso, sicuramente più prezioso, senza alcun dubbio unico.
 Fai della tua ferita il "motore immobile " della tua crescita ed evoluzione, questo vuol dire  trasformarsi in qualcosa di più prezioso, anche se "rotto".

Quando è iniziata l’emergenza Coronavirus, molti di noi hanno sperimentato una serie di reazioni 
disturbi d’ansia
disturbi dell’umore
stati depressivi
attacchi di panico
alterazioni del ritmo sonno-veglia
alterazioni nell’alimentazione
risposte comprensibili dato che abbiamo dovuto affrontare un forte stress, dovuto alla paura provocata dalla possibilità di un contagio e alla necessità di combattere un nemico non prevedibile, invisibile.

fasi della risposta di adattamento allo stress

 

 

Quali sono le fasi della riposta di adattamento?
1.  Fase di allarme: Reazione di allarme in relazione alla comparsa di un agente stressante
2.  Fase di Resistenza: Mobilitazione per affrontare la minaccia con attivazione di strategie di coping
3.  Fase di esaurimento: Affaticamento per mobilitazione prolungata, con conseguente esaurimento ed eventuale comparsa di sintomi somatici

COSA SIGNIFCA COPING?
Il concetto di coping, traducibile letteralmente dall’inglese con «far fronte», «tener testa», è impiegato in psicologia per indicare una serie di comportamenti, strategie, messe in atto dagli individui per cercare di affrontare situazioni stressanti, quindi consistono in strategie consce utilizzate dai soggetti come reazioni a situazioni stressanti.
Le strategie adoperate dall’individuo, possono essere differenziate in:
«adattive»: mirano a ridurre lo stress
«disadattive»: si pongono lo stesso iniziale intento di ridurre lo stress, ma poi di fatto tendono ad aumentarlo.

STILI DI COPING
Il comportamento adottato di fronte a problemi ed eventi traumatici/stressanti varia in base a diverse variabili:
Tipologia ed entità del problema o dell’evento stressante
Circostanze in cui si verifica
Caratteristiche dell’individuo

COPING - CLASSIFICAZIONE
È possibile a scopo esemplificativo effettuare una classificazione tra le varie strategie di coping:
le strategie di coping incentrate sul problema: le persone che le adottano tendono a voler affrontare le cause alla base del loro problema, cercando di comprenderle e apprendendo nuove abilità che possano consentirgli di stare meglio
le strategie di coping incentrate sulle emozioni: l’individuo cerca di gestire le emozioni che si manifestano durante l’evento stressante. Un esempio è rappresentato dalla rivalutazione positiva che consiste nel rivalutare lo stress e cercare di trovare un significato più positivo al fine di ridurre la componente emotiva negativa

Qual è il “tuo” stile di risposta disfunzionale al covid- 19?

IPOCONDRIACO: COME SI RICONOSCE?
Terrorizzato dall’idea di essere ammalato o in procinto di ammalarsi, l’ipocondriaco si misura continuamente la febbre, si palpa i linfonodi, si guarda la gola e ha picchi di ansia per ogni starnuto o colpo di tosse. L’ipocondriaco guardandosi allo specchio vede dei sintomi che derivano soltanto dalla sua preoccupazione, che crea egli stesso attraverso l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Nonostante prenda tutte le precauzioni possibili per evitare il contagio, non è mai certo di non essersi infettato, così come entra in ansia per il minimo fastidio alla gola, nonostante le rassicurazioni del medico. In effetti cambierà spesso il proprio medico, non fidandosi di nessuno e penserà di capirne e saperne di più di ogni medico, semplicemente consultando internet. In questo modo si esporrà maggiormente al contagio…

MANIACO DEL CONTROLLO: COME SI RICONOSCE?
Quando la tendenza al controllo supera una determinata soglia, diventa disfunzionale.
Il maniaco del controllo fa scorta di ogni bene possibile, pianifica nei minimi dettagli le uscite di casa, impone ai familiari rigide regole di convivenza, prende precauzioni contro ogni tipo di situazione. Questo soggetto fa fatica ad accettare che l’unica certezza che abbiamo nella vita è l’incertezza e che, probabilmente, l’unico modo per perdere, di sicuro, il controllo è il pensare di averlo.

PARANOIDE/COMPLOTTISTA/NEGAZIONISTA: COME SI RICONOSCE?
Dietro ognuno di noi si cela un vissuto che può essere considerato la ragione della stragrande maggioranza dei nostri comportamenti. In questo caso si tratta di una persona dotata di bassa autostima, con poche se non assenti relazioni sociali, spesso marginalizzato. Sul web si allea con persone con le quali ha in comune il nemico, che di volta in volta, può essere: lo stato, il sistema stesso, le aziende farmaceutiche, l’asl. Queste alleanze, sebbene fittizie e virtuali, sono in grado di placare il suo senso di solitudine e rabbia profonda, con un effetto consolatorio, in quanto si sentirà depositario di una verità alternativa rispetto a quella della maggioranza degli individui, che lo aiuterà a sentirsi finalmente meno solo.

IL CACCIATORE DELL’UNTORE: COME SI RICONOSCE?
Persona che prova emozioni a forte valenza negativa: ansia, tristezza, paura, rabbia… ma non si mostra in grado di contenerle e sente, di conseguenza, la necessità di dirottarle su qualcun altro, che però non è un altro qualsiasi ma il diverso, l’ignoto, il “cinese” colpevole di tutto ciò che stiamo vivendo … infondo in ognuno di noi si cela un po' di diffidenza e questa tipologia di risposta disfunzionale ne rappresenta la massima esemplificazione.

SITOGRAFIA
I materiali dei video relativi a "Risposte disfunzionali al covid-19" sono tratti da: psicologiacontemporanea.it (n°280-281) 

CONSIGLI PRATICI
1. Teniamo a freno la tendenza al perfezionismo, adoperiamo invece questo momento per scoprire parti inedite di noi, aree inesplorate… la nostra spontaneità, creatività e flessibilità
2.  Potenziamo la nostra autostima, non cadendo vittime dell’impotenza appresa… (se guardi il video capirai di cosa si tratta quando si parla di impotenza appresa ...)
3.  Non cadiamo vittime dell’infodemia ossia della diffusione di notizie false che aumenta vertiginosamente i nostri livelli di stress.

 

 

 

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