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AGGREDIRE IL PROBLEMA, NON IL PROSSIMO!

Questo lo start up, per esaminare le dinamiche relazionali sottese al conflitto.
La parola “conflitto” può essere intesa in diverse accezioni, come scontro, incontro, ma quello che farà da determinatore nell’affrontarlo sarà il nostro modo di “percepirlo”,

conflitto incontro scontrocome il surfista che cerca l’onda alta… perché ha piacere nel cavalcarla, anche noi costruiamo la nostra realtà nel modo stesso in cui la percepiamo.
Il conflitto può condurre al rifiuto del dialogo, alle discussioni, alle aggressioni, ma non vanno trascurate le situazioni antecedenti ad esso, la percezione a livello personale e il modo in cui si estrinseca a livello manifesto. Non limitiamoci a considerare la persona come miscellanea di pregiudizi e archetipi, antecedenti alla sua reale conoscenza, comprendiamo la persona con la sua storia, con il suo valore. Chiediamoci quanta fiducia siamo disposti a dare all’altro. Molto probabilmente il grado di fiducia che siamo disposti a investire nell’altro dipenderà dalla nostra abilità ad avere interiorizzato adeguatamente le nostre figure parentali.
Tutti noi disponiamo di un conto corrente emozionale ossia della sensazione di sicurezza che si prova nei confronti di un altro essere umano. Provando ad abbandonare un’ottica tesa alla perfezione, possiamo invece rimodularci verso una migliore gestione del caos che ci circonda, attingendo dal nostro bagaglio di fiducia e di collaborazione; in questo modo ci allontaneremo da uno stile difensivo del tipo ”mors tua vita mea”, oppure “homo homini lupus” (T. Hobbes) allenandoci a non vedere nella vittoria dell’altro un ostacolo alla nostra.
Secondo un orientamento al positivo, il conflitto può essere inteso come generatore di benefici: può condurre ad orientarci verso approcci creativi nel prendere decisioni e nel problem solving.
Non dimentichiamoci di seguire dei semplici consigli per gestire al meglio il conflitto, tenendo ben presente che non esiste uno stile valido in tutte le circostanze ma che esso va adattato a seconda del contesto:

Ignoriamolo, se siamo stanchi e arrabbiati;
Reprimiamolo se si tratta di situazioni irrilevanti;
Utilizziamo il nostro senso dell’umorismo per fronteggiarlo;
Proviamo, laddove possibile, ad essere accomodanti, può essere utile; 
Evitarlo non è utile, se frutto di un evitamento del confronto con gli altri;
Inutile pretendere la risoluzione di un conflitto solo come esercizio del proprio potere;
Abbandoniamo l’ottica del dover vincere a tutti i costi, non sempre perdere equivale a fallire;
Non dimentichiamoci che negoziare è un’arte e noi possiamo apprenderla!

In ultima analisi non dimentichiamoci che le emozioni, da sole, senza il valido supporto della ragione, accorciano il nostro orizzonte temporale, ci conducono ad avere delle percezioni distorte e a preferire l’azione immediata, mandando in corto circuito la raccolta delle informazioni.
Non trascuriamo mai il fatto che i buoni legami riescono a trasformare il carattere delle persone!