Le persone si lasciano convincere più facilmente
dalle ragioni che esse stesse hanno scoperto
piuttosto che da quelle scaturite dalla mente di altri...
Blaise Pascal

Il Counseling nutrizionale
negli Ambulatori di Dietetica Preventiva

Il Counseling nutrizionale
negli Ambulatori di Dietetica Preventiva

Il COUNSELING MOTIVAZIONALE rappresenta una delle strategie efficaci di approccio alla modifica degli stili di vita non salutari, anche per quanto riguarda l’ambito dell’alimentazione e dell’attività fisica.
Le evidenze scientifiche attuali dimostrano che per adottare e mantenere uno stile di vita sano ed attivo, ridurre il peso in eccesso e prevenire le malattie croniche associate ad un’alimentazione non salutare e sedentaria, non sono sufficienti nè la conoscenza delle regole della corretta alimentazione né le prescrizioni di diete o programmi d’attività fisica regolare.
Affinché si possa realizzare un cambiamento significativo riveste un ruolo fondamentale la motivazione della persona; in quest’ottica, risulta evidente come le abitudini di vita debbano essere frutto di una scelta consapevole, da realizzarsi attraverso un processo di empowerment.
Pertanto, occorre motivare le persone, sia nella scelta iniziale al cambiamento, sia nelle fasi successive del mantenimento.

Cos’è e cosa non è il counseling motivazionale breve

Non consiste in una tecnica per convincere il paziente, non è il consiglio che l’esperto dà all’inesperto, corrisponde invece in un’alleanza a fini terapeutici tra cliente e operatore che,  attraverso l’ascolto attivo e l’adozione di uno stile empatico, non giudicante e riflessivo, serve ad esplicitare le richieste, verificare le possibilità e le risorse per il cambiamento, pertanto, fornisce sostegno in un cammino, che può rivelarsi, lungo e difficile.


Il counseling motivazionale non corrisponde ad una tecnica.


Il counseling motivazionale é un modo di essere in relazione, un atteggiamento, un abito, uno stile di relazione contraddistinto dai seguenti elementi:

 La tolleranza

 Il non giudizio

 L’empatia

La collaborazione

 L’atteggiamento maieutico

L’autonomia

 La guida attiva

Il modello dei 6 fattori del cambiamento

Alla base del counseling motivazionale sussiste un modello di cambiamento secondo cui esso si origina dall’interazione di sei fattori:

1

La disponibilità al cambiamento

2

La stabilizzazione

3

La frattura interiore

4

L’importanza

5

L’autoefficacia

6

La tentazione

Le tecniche di base del counseling motivazionale breve

Il modello concettuale del counseling motivazionale sostiene che il cambiamento è reso più probabile da un certo stile relazionale dell’operatore e da certe tecniche di colloquio consistenti nell’attivazione da parte dell’operatore della verbalizzazione della persona riguardante gli argomenti del cambiamento.

L’operatore dovrà:

1

esprimere empatia

2

utilizzare la frattura interiore

3

sostenere l’autoefficacia

Quali sono le abilità di base attraverso le quali è possibile l’applicazione dei tre elementi sopra descritti?

Come bisogna interloquire col paziente?

Quali sono le tecniche attraverso le quali si struttura la relazione?

Ascolto riflessivo

 Domande aperte

 Riassumer

 Sostenere e confermare

 Evocare affermazioni orientate al cambiamento

Gli errori da evitare: le trappole della comunicazione

Cosa si intende quando si parla di trappole della comunicazione?


Definiamo trappole della comunicazione delle modalità di interazione che si rivelano inefficaci e disfunzionali; esse rappresentano delle trappole per l’operatore, in quanto, vengono attivate, senza intenzione e senza accorgersene.
Attraverso il loro utilizzo, spesso si trasmette, una svalutazione della persona e/o una sopravvalutazione di sé da parte dell’operatore.
Tali trappole, producono l’effetto di generare resistenza nella persona e inducono all’adozione di un atteggiamento passivo, entrambe lesive della costruzione dell’alleanza terapeutica.
In particolare, la resistenza, verso l’operatore ha l’effetto di minare il processo di cambiamento, dal momento che dal punto di vista della persona, la meta appare sgradevole se anche la persona che propone il cambiamento, viene percepita allo stesso modo.
L’atteggiamento passivo impedisce alla persona di utilizzare le proprie risorse e potenzia il suo disimpegno nel fronteggiare la propria situazione di sofferenza.

Quali sono le trappole della comunicazione?

Trappola della confrontazione della negazione

 Trappola dell’esperto

Trappola dell’investigazione

 Trappola dell’etichettatura

Trappola della consolazione

Creazione e mantenimento della relazione di cura

La fase iniziale di un colloquio consiste nel joining, commenti del tipo:

È la prima volta che viene qui?

Conosceva questo centro?

Ha avuto difficoltà a raggiungermi?

In questa fase, come nelle altre, bisogna prestare molta attenzione, non solo al linguaggio para- verbale e non verbale, ma anche, al linguaggio degli oggetti.

Ad esempio, sarà utile evitare di interporre tra sé ed il paziente un pc.
Questo oggetto, interposto, crea distanza emotiva e diventa un ostacolo alla costruzione della relazione; sarebbe più utile, posizionarlo di lato al clinico ma non tra operatore sanitario e paziente. Un ulteriore suggerimento, utile in questa fase, al fine della costruzione di un clima di fiducia, è quello
di guardare il paziente negli occhi, evitando di scrivere senza guardarlo.
Laddove bisognerà scrivere, sarà necessario comunicare con il paziente, preannunciandogli che si
annoteranno le notizie cliniche, rilevanti per un adeguato inquadramento e per poterlo assistere al meglio.

Il Modello Transteorico

Il Modello Transteorico si propone di essere un modello esplicativo completo e multilivello in quanto tiene conto degli aspetti temporali e dinamici del cambiamento.

L’originalità del modello consiste appunto nel non considerare i precursori, gli antecedenti del cambiamento ma solo il suo divenire nel tempo.
Infatti tale modello definisce il cambiamento comportamentale come un processo dinamico che avviene secondo una sequenza ciclica, dove il progresso da una fase all’altra è guidato da 10 processi specifici.

Gli stadi del cambiamento

Gli stadi del cambiamento rappresentano sia il periodo sia la descrizione delle caratteristiche comportamentali del soggetto.
L’individuazione o assessment della fase in cui il soggetto si trova viene fatta tenendo in considerazione l’intenzione di modificare il comportamento nel periodo di tempo dei 6 mesi successivi al momento della valutazione.

Esistono diversi strumenti per l'assessment della fase in cui un individuo si trova in un determinato momento della sua vita, rispetto ad un determinato comportamento: si tratta in maggior parte di scale, questionari, algoritmi, a cui si associano altri strumenti che valutano fattori correlati (es. URICA misura gli atteggiamenti verso un certo comportamento; RUNG misura la "readiness to change"; ecc.).
E' chiaro che tali strumenti non sono utilizzabili sempre e in qualsiasi circostanza: bisogna individuare quelli più adatti per quel tipo di persona, per quel tipo di situazione, ecc.
Esempi in lingua inglese sono disponibili sul web del laboratorio HABITS, istituito all’interno del Dipartimento di psicologia 11 dell’università del Maryland in Baltimora e coordinato dallo stesso prof. DiClemente: https://habitslab.umbc.edu.

Rispetto ai tempi, occorre tenere presente che per adottare un nuovo comportamento occorrono in media dai tre ai sei mesi, mentre perché il cambiamento attuato diventi parte della vita del soggetto (ad esempio affinché una persona arrivi a non poter fare a meno della razione di frutta
giornaliera o del contorno di verdura, o affinché una persona non possa fare a meno dell’attività fisica in settimana) occorre un periodo da 1 a 2 anni.
Nella progettazione, questi tempi vanno tenuti in considerazione (almeno quelli del cambiamento, quindi da tre a sei mesi) perché, se non considerati, rischiano di inficiare la qualità dell’intervento stesso e le sue possibilità di consolidamento nel tempo.

Il progresso da uno stadio all’altro è guidato da processi specifici per ogni stadio e dagli altri fattori del cambiamento; il cambiamento è determinato dal modo tecnico con il quale la condizione motivazionale viene trattata.

counseling nutrizionale: gli stadi del cambiamento
counseling nutrizionale: gli stadi del cambiamento
PRECONTEMPLAZIONE
non si pensa di cambiare

La persona non ha consapevolezza del problema relativo al proprio peso (ad es.)
o pur vedendolo non lo ritiene significativo.

Obiettivi della fase di preconteplazione

Il basso livello di motivazione di tali pazienti deve indurre l’operatore ad “abbassare il tiro”;
il suo intento, non sarà quello di proporre un trattamento, ma di sollevare dubbi, dando massima attenzione alla relazione, rispettando la condizione motivazionale della persona e usando l’empatia come costituente essenziale della relazione di cura.

CONTEMPLAZIONE
si pensa di cambiare

Il soggetto si trova in una posizione di ambivalenza, infatti, sebbene da una parte, cominci ad apparire consapevole di adottare una condotta disfunzionale, presenta, tuttavia, un forte
attaccamento al comportamento scorretto.
Tuttavia si mostra predisposto a prendere in considerazione l’ipotesi di modificare il proprio comportamento, considerando i vantaggi di uno stila di vita più funzionale e sano.

In questa fase, il soggetto è consapevole dei pro e dei contro del cambiamento e questo può causare una situazione di forte ambivalenza che lo può far rimanere in questa fase anche per lunghi periodi di tempo (“contemplazione cronica” o procrastinazione).

Obiettivi della fase di contemplazione

Particolare attenzione ai fattori del cambiamento: (aumentare la consapevolezza, elaborare la frattura interiore, aumentare l’autoefficacia, lavorare sull’importanza e sulla tentazione)

Accogliere e Comprendere l’ambivalenza, usandola senza contrastarla

DETERMINAZIONE
ci si prepara a cambiare

L’ingresso in questo stadio, introduce nel soggetto una predisposizione al cambiamento che si reifica nella scelta di un piano d’azione da concordare con l’operatore.
Se il passaggio in questo stadio avviene a seguito di una decisione "forte" presa al termine della fase di Contemplazione, è meno alto il rischio di ripensamenti durante la fase di Azione.
Di Clemente parla di "teachable moments", eventi importanti, transizioni nel ciclo di vita, che possono spingere/motivare un cambiamento (es. gravidanza, parto, ecc.) e che possono essere opportunamente "sfruttati".

Obiettivi della fase di determinazione

1) Rafforzare l’impegno del paziente a cambiare
in tal senso, sarà di fondamentale importanza, ipotizzare insieme al paziente, cosa potrebbe accadere nel caso di insuccesso.
Questo aspetto di fondamentale rilevanza, sostiene il paziente nella considerazione di obiettivi che siano realistici e nel contemplare una maggiore varietà di alternative di azione.


2) Negoziare un piano d’azione
Lo strumento che avvia la negoziazione è il riassunto che rappresenta il punto della situazione della persona rispetto a tutto ciò che è emerso fino a quel momento.
Il riassunto termina con una domanda chiave es:
qual è il prossimo passo?,
come le piacerebbe sistemare le cose? ....

Coerentemente con gli assunti del counseling motivazionale, non si dice alla persona cosa fare ma
le si chiede, attraverso delle domande chiave, cosa vuole fare.
Molto probabilmente, la persona mostrerà incertezza e quindi in questo caso sarà opportuno fornire informazioni; un metodo molto utile potrebbe essere quello di presentare alla persona, in rassegna, varie opzioni e chiedere su quale di queste c’è necessità di un maggiore approfondimento.

AZIONE
si cambia

Il soggetto segue il piano d’azione stabilito nella fase precedente.
Sarà necessario garantire flessibilità al piano negoziato, in modo che risponda in maggiore misura alle esigenze e ai vissuti della personali.

L’operatore dovrà sottolineare con il paziente i risultati ottenuti, analizzando concretamente i cambiamenti applicati con gli effetti ottenuti.
L’applicazione di tale strategia si rileverà molto importante, in special modo perché, potrebbe essere forte la tentazione del drop-out, specie per risultati iniziali esigui.

Utili indicazioni nella fase di azione

gli insuccessi e i tentativi fallimentari, le azioni non andate a buon fine, devono essere presi in considerazione dall'operatore ed enfatizzati come opportunità di ulteriore apprendimento

rinforzare i successi, anche se parziali

ricercare e favorire il supporto dell’ambiente familiare

MANTENIMENTO
si mantiene il cambiamento

Il soggetto si applica al mantenimento nel tempo e alla stabilizzazione del cambiamento.

Intervento, tecnica e strategie nella fase di mantenimento

supportare il paziente a “non abbassare la guardia”, a mantenere alta l’attenzione sulle situazioni critiche, sulle situazioni in cui la tentazione a tornare al comportamento problematico sono state particolarmente forti

potenziare abilità di auto-regolazione, necessaria per cambiare modo di pensare/agire, inibire le pulsioni, seguire le regole, dilazionare i piaceri

aiutare ad identificare fonti di piacere sano

consolidare la capacità di ottenere piacere senza ricorrere a comportamenti disfunzionali

aumentare la consapevolezza di segnali di possibili ricadute

 

RICADUTA
normale processo di riadattamento alla normalità

La ricaduta non è uno stadio vero è proprio ma è un evento che accade nella storia dell’utente, dove la persona si allontana dai comportamenti prescritti e arretra ad un altro stadio del cambiamento.
Essa non deve essere intesa come segnale di inaffidabilità da parte dell’utente o come indice della sua assenza di volontà o come intenzione di ingannare l’operatore.
La ricaduta va intesa come un normale processo di riadattamento alla normalità.

Strategie di prevenzione e gestione della ricaduta

sostenere l’autoefficacia

programmare contatti telefonici col paziente

gestione delle situazioni critiche (festività pasquali, natalizie, ferie estive) consigliando di non rinunciare a queste occasioni ma limitare l’assunzione calorica o limitando i pasti prima e dopo

PIANO NUTRIZIONALE CONDIVISO

Il piano nutrizionale condiviso tra professionista e paziente è sostanzialmente una valutazione diagnostica e motivazionale unita ad un accordo sia sulla valutazione sia sulle azioni necessarie.

Prima fase

Colloquio finalizzato alla valutazione dei bisogni e della/motivazione del paziente


Raccolta dati anamnestici, valutazione circa la familiarità per sovrappeso, obesità, diabete, ipercolesterolemia ecc.

Storia ponderale: peso in età infantile, pre e post-puberale, in età adulta e l'evoluzione nel tempo.
Valutazione motivazionale: eventuale somministrazione questionari MAC o altri ad hoc

Seconda fase

Raccolta dati antropometrici, clinici e valutazione medica.


Rilevazione peso, altezza, determinazione eventualmente plicometria e bioimpedenziometria (BIA)
del BMI, circonferenza vita, eventualmente plicometria e bioimpedenziometria (BIA)

Rilevazione pressione arteriosa, prescrizione/raccolta e considerazioni analisi cliniche, considerazione della diagnosi pervenuta/ eventuale ridefinizione e diagnosi.

Terza fase

Valutazione nutrizionale


Constatazione del grado di sovrappeso/obesità/malnutrizione e valutazione, di comune accordo con il paziente, dell'obiettivo da raggiungere (obiettivo, correlato ad un evidente miglioramento delle condizioni di salute, per il quale il paziente è maggiormente motivato).

Nel definire gli obiettivi, è importante che il paziente espliciti le sue aspettative in termini di peso, oltre alla disponibilità a modificare le sue abitudini alimentari e di vita.


Attività eseguite in questa fase:

Anamnesi alimentare: prendere in considerazione le abitudini pregresse del paziente, i suoi ritmi (attività lavorativa, ore di lavoro, di sonno, di tempo libero, informazioni sul luogo dove consuma il pasto) con eventuale somministrazione del diario alimentare e/o del diario dell’attività fisica.

Calcolo del fabbisogno calorico: metabolismo basale (H.B.), fabbisogni calorici per l'attività fisica (LAF), termogenesi indotta dagli alimenti (TID), Condivisione del percorso dietoterapico.

Quarta fase

Trattamento dietoterapico


Elaborazione di indicazioni nutrizionali personalizzate

Elaborazione di una dieta personalizzata (eventuale uso di software dedicato)

Scelta opportuna della tipologia di schema dietetico (per porzioni, per grammatura, per equivalenti).

Rispetto dei gusti alimentari e delle eventuali limitazioni legate a credo religiosi

Verifica di eventuale intolleranze o allergie alimentari.

Approfondimento di eventuali patologie.

Quinta fase

Illustrazione del percorso da seguire


Programmazione di un calendario di controlli con verifica dell'andamento del peso, del grado di compliance, dell'attività fisica praticata e dell'insorgenza di eventuali difficoltà nell'aderire al trattamento.

IL DIARIO ALIMENTARE

permette l'auto-monitoraggio dell'assunzione del cibo, che rappresenta una componente fondamentale dell'intervento

4

Il diario alimentare è

o metodo di valutazione dell'introito di cibo

o strumento diagnostico e terapeutico

o tecnica basilare della terapia

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Solitamente in un diario alimentare vengono registrati:

o quantità e qualità del cibo assunto

o ora e luogo, circostanza

o pensieri, emozioni e stati d'animo

o conoscenza e riflessione su questi

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La consapevolezza dell'introito alimentare e della catena di comportamenti

che precedono l'atto di alimentarsi, può aiutare il soggetto a intervenire con delle strategie ed eventualmente modificare i comportamenti

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È impossibile iniziare un trattamento di controllo del peso

e non si sa che cosa, quando, quanto e anche perché si mangia.
Allo stesso modo non si può sapere quante calorie si spendono se non si sa quali attività si svolgono e per quanto tempo.
Il metodo migliore per avere queste informazioni è tenere un diario alimentare, con il quale registrare ogni cosa assunta, senza tralasciare nulla

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È importante non rimandare, a fine di giornata, la compilazione del diario

la compilazione del diario alimentare; conviene che il paziente porti sempre con sé il diario o un piccolo block notes, per potere registrare subito:

o il cibo e la quantità assunta (utilizzando le misure più note, come bicchiere, tazza, piatto, porzione)

o l'ora e il luogo in cui si è consumato il cibo

o come ci si è sentiti prima e come ci si è sentiti dopo


Se si pensa che non costituisca un eccessivo appesantimento (occorre valutarlo utilizzando le reazioni del paziente) si può pensare di inserire nel diario alimentare il monitoraggio delle situazioni emotive, di relazione, ecc. che possono verificarsi:

prima di mangiare

durante il pasto

dopo aver mangiato

occasioni speciali


Il razionale dell'automonitoraggio è esaminare le abitudini alimentari e le circostanze entro le quali esse si presentano (Christopher Fairburn 1993).
L'annotazione dettagliata e giornaliera degli introiti e delle circostanze sotto le quali accadono, fornisce informazioni essenziali alla comprensione dei meccanismi psicologici sottesi alle abitudini alimentari e all'individuazione ed implementazione delle strategie dell'intervento (Obesity: preventing and managing the global epidemic, Report of WHO Consultation, Genova 1997).

IL DIARIO DELL'ATTIVITA' FISICA

permette il monitoraggio dell'attività fisica

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attività fisica come parte di una terapia integrata per la perdita di peso

perché contribuisce alla perdita di peso stessa, può far diminuire il grasso addominale (considerato
più a rischio), fa aumentare la fitness cardio-respiratoria e può aiutare nel mantenimento del peso perduto (Linee Guida Italiane Obesità, LiGIO'99)

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Rappresenta uno strumento che può avere obiettivi diversi

Il suo utilizzo, infatti, può servire per quantificare l'attività fisica svolta e quindi definire lo stile di attività del paziente, può essere usato per la programmazione dell'attività fisica da svolgere (pianificazione delle sedute settimanali) e infine può servire per monitorare il cambiamento (da attività svolta "qualche volta al mese" a frequenze più regolari e costanti)

counseling nutrizionale corso di formazione simona novi

Corso di Formazione
Il Counseling nutrizionale
negli Ambulatori di Dietetica Preventiva

a cura di Simona Novi
Psicologa “PP01 “Scuole Promotrici di Salute”
PRP 2020-2025 - SIAN ASL NA 2 Nord

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