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ADOLESCENZA E PSICOPATOLOGIA

“Il ballo delle incertezze”
<< Che dolore sento dentro da quando Giuseppe mi ha lasciata. Ho perso i miei sogni, le mie speranze. La mia incessante voglia d’amare ha finito di esistere.

adolescenzaSento il vuoto, la devastazione, il deserto, l’aridità, che si contrappongono alle infinite gioie, ai cieli e ai mari aperti che mi trasmetteva. Voglio smetterla di fingere… mi sento una nullità, temo la vita prima ancora di aver cominciato a vivere... Il mondo dell’università mi fa tremare, più vado avanti e più mi sento piccola e indifesa, lui era la mia ancora... >>

Il termine adolescenza deriva dal latino “adolescere” che significa crescere. Essa rappresenta una fase di passaggio, di transizione, di trasformazione e cambiamento. Volendo usare una metafora che la rappresenti, può essere paragonata a un viaggio. Un viaggio verso l’ignoto, verso “l’altro da sé” rappresentato dal mondo degli adulti, dai cambiamenti somatici e fisiologici, dalla confusione emotiva, dalla costituzione di una nuova identità, da un più intenso legame col gruppo dei pari, dalla definizione di nuove distanze rispetto alla coppia genitoriale. Questo viaggio porta con sé delle caratteristiche ambivalenti perché, nello stesso tempo, è motivo di fascino e di spavento. Difatti, la prepotente rilevanza dei mutamenti corporei impone la ricerca di nuovi equilibri con il proprio mondo interno e con quello esterno. Tali mondi vissuti come “diversi” suscitano nell’adolescente esperienze emotive ambivalenti che possono spingerlo, ora verso la crescita e ora verso la regressione, intesa come rifugio nel rassicurante mondo dell’infanzia.
La crescita comporta il crollo delle certezze precedenti e la riformulazione di nuovi equilibri, in sintonia con le nuove richieste ambientali. Dunque, se da un lato aumentano la curiosità e l’entusiasmo verso tutto ciò che è nuovo e fonte di conoscenza, dall’altro lato si sperimenta nostalgia verso le precedenti e ormai vacillanti sicurezze infantili.
Questa particolare stagione della vita è stata definita da alcuni autori come ”l’età delle grandi migrazioni”, del transito dalle primarie e sommarie identificazioni infantili alla costruzione di un nuovo sé.
Ma l’addio al proprio corpo infantile così come il graduale distanziamento dal sistema familiare, può slatentizzare paure, reticenze e angosce che necessitano di essere attenzionate. Se tali vissuti intrapsichici non sono sottoposti a opportuna elaborazione, il rischio per l’adolescente è di “armarsi” di un falso sé, apparentemente sicuro, mentre nei bassifondi della mente potrebbero aggrovigliarsi fantasmi emotivi oscuri e difficili da estirpare.
Proprio in risposta a tali migrazioni evolutive, l’adolescente può sviluppare forme più o meno severe di psicopatologia: dipendenza da droghe, da internet, dal gioco, forme severe di ritiro sociale, fobie per il cibo, per il giudizio altrui, per il sesso; così come forme depressive o disturbi d’ansia generalizzata o crisi di panico.
Nell’ambito del lavoro clinico, il senso di inadeguatezza sperimentato dall’adolescente deve trovare il giusto spazio attenzionale, supportato dalla capacità del clinico di cogliere il significato che il sintomo riveste nel labile equilibrio psichico dell’adolescente.